Gino Bartali e gli altri, quattro storie di sport e Resistenza

Abbiamo pubblicato da qualche giorno La bici di Bartali, un libro per bambini – scritto da Megan Hoyt, illustrato da Iacopo Bruno e tradotto da Enrico Brizzi –  in cui si raccontata la storia di coraggio e antifascismo del campione italiano. Bartali tuttavia non è l’unico sportivo ad aver messo, durante la Seconda guerra mondiale, il proprio talento e la propria tenacia a servizio della lotta antifascista: in occasione della giornata della memoria, raccogliamo alcune di queste storie.


Gino Bartali

È il 1938 quando Bartali vince il Tour de France: da lì a poco, le sorti dell’Europa e del mondo cambiano drasticamente. In sella sua bici, Bartali diventa un corriere della Resistenza: nei tubi del telaio della sua bicicletta nasconde i documenti d’identità falsi da consegnare alle famiglie ebree per permettere loro di lasciare il paese in clandestinità. Per un anno intero Bartali attraversa l’Italia in bicicletta, percorrendo fino a 400 chilometri al giorno. Alla fine della guerra non rivelerà nulla della sua attività; nel 1948 vincerà a sorpresa, di nuovo, il Tour de France. 

Gino Bartali in un’immagine del 1950
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Bruno Neri

Celebre è la foto del 1931 in cui, durante l’inaugurazione dello stadio fiorentino “Giovanni Berta”, Neri è l’unico a rifiutarsi di fare il saluto romano. In seguito, il calciatore fiorentino si avvicina agli ambienti antifascisti grazie al cugino Virgilio e, dopo l’armistizio di Cassibile, si arruola nelle file della resistenza partigiana. Accanto alla lotta, continua a giocare: nel 1944 partecipa al Campionato Alta Italia indossando la maglia del Faenza. Muore nello stesso anno, ucciso durante uno scontro con i nazisti sull’Appennino tosco-romagnolo.

Maria Helena Friedlander Bruhn

Dopo lo scoppio della guerra, questa insegnante di ginnastica nasconde numerose persone nella sua casa, compreso il marito, ebreo francese. Maria Helena Friedlander Bruhn si guadagna da vivere insegnando ginnastica a scuola; per non destare sospetti sulla sua attività antifascista, si finge simpatizzante nazista e dà lezioni di ginnastica a donne tedesche in casa sua.   

Zarko Dolinar

Professore di biologia all’Università di Basilea e giocatore professionista di tennis da tavolo, dopo l’invasione tedesca della Jugoslavia nell’aprile 1941, Dolinar riesce a sottrarre dagli uffici municipali degli Ustascia documenti d’identità e sigilli in bianco per creare permessi di viaggio falsi. Insieme al fratello Boris, Žarko Dolinar distribuisce questi documenti falsi a molti giovani ebrei, permettendo loro di salvarsi.

Vilim Harangozo e Žarko Dolinar/ ph: Stevan Kragujević / Wikicommons