Una rilettura della trilogia di Danny Ryan alla luce dell’epica classica
Non scopriamo oggi l’immortalità dei poemi epici, non scopriamo oggi che gli eroi e le eroine che hanno appassionato il pubblico delle epoche passate possono tornare con nuove vesti, magari quelle dei gangster della mafia italoamericana. Ma oggi, grazie a Don Winslow, ci siamo ricordati quanto i lettori e le lettrici abbiano ancora bisogno dell’epos moderno, soprattutto ora che possiamo guardare agli ultimi decenni del Novecento con una buona dose di nostalgia.
I poemi epici sono immortali: gli eroi e le eroine hanno attraversato i secoli, conservando la loro forza e imprimendosi nell’immaginario di lettrici e lettori a ogni latitudine. Il riflesso delle parabole di personaggi come Enea, Elena, Ulisse si intravedono anche in storie contemporanee come la trilogia di Don Winslow con protagonista Danny Ryan, arrivata alla sua conclusione con Città in rovine.
Abbiamo incontrato per la prima volta Danny su una spiaggia del Rhode Island, negli anni ’80, in una cittadina controllata da due famiglie di criminali irlandesi e italiani. La Providence raccontata da Winslow (che è cresciuto proprio nel Rhode Island) è un mondo in cui regna l’illegalità e la legge del più forte, ma è anche un porto sicuro in cui i membri delle due famiglie rivali condividono grigliate estive sulla spiaggia, con gli italiani ai fuochi e gli irlandesi obbligati a starsene comodi al tavolo. Questo pezzo di costa atlantica è regolato da un ferreo sistema di valori che ha garantito il successo dei Moretti e dei Murphy e la loro coesistenza: rispetto, onore, lealtà, competenza. È un delicato equilibrio che, proprio come avviene nell’Iliade, si spezza per una donna che lascia un Moretti per un Murphy. È questa la scintilla che causa la guerra tra “mangiapatate” e “mangiaspaghetti” e che porterà alla caduta di quel mondo in cui Danny Ryan, sposato con la figlia del boss dei Murphy, si era rifugiato.
Leggendo il primo romanzo della trilogia è facile preferire Danny agli altri ragazzi che potrebbero prendere il controllo di Providence. È mite, sinceramente innamorato della moglie Terri, costretto a lavorare per i Murphy più per spirito di appartenenza, è poco incline alla violenza e, soprattutto, è riflessivo: farebbe di tutto per evitare spargimenti di sangue, ma la guerra è inevitabile, e quello che gli rimane da fare è provare a salvare chi ama. Ma la Providence di Danny, proprio come la Troia dell’Iliade, è destinato a bruciare. E quando non resta che cenere, Danny può soltanto fuggire.
È con un uomo in fuga dopo aver perso tutto che si apre Città di sogni, il secondo capitolo della trilogia. Ma Danny non è un Ulisse, Danny è un Enea: la sua casa è ormai distrutta, relegata in un passato tragico in cui non è più possibile tornare. Adesso Danny può solo sognare una nuova vita e una nuova casa. E nel grande “continente dello spirito” che è l’America, il luogo del sogno è la California. Winslow tratteggia un Danny disilluso: il dolore lo ha cambiato, non deve essere leale a nessuna famiglia, gli resta solo suo figlio, da amare e proteggere. Dall’altra parte degli Stati Uniti il suo obiettivo diventa quello di costruire un impero che né i Murphy né i Moretti avrebbero mai potuto immaginare. Non c’è luogo migliore della West Coast degli anni ’80 per realizzare l’inimmaginabile, tra una Hollywood al suo apice e i miraggi delle luci di Las Vegas. Così l’Enea in fuga diventa l’Enea che prospera, e che trova la sua Didone in un’enigmatica e bellissima attrice dal passato oscuro. La parabola dell’eroe tracciata da Winslow raggiunge il suo apice alla fine del secondo capitolo della saga: Danny ha costruito la sua città dei sogni, è diventato l’uomo che avrebbe sempre voluto essere.
In Città in rovine, capitolo conclusivo della trilogia, lo ritroviamo ricchissimo, invecchiato, ingrassato: nel magnate che possiede hotel di lusso a Las Vegas è difficile riconoscere il picchiatore dei Murphy che lavorava sui pescherecci di Providence. Danny non è più un principe in fuga, non è più un eroe tragico, è diventato un imperatore che sembra aver dimenticato che a ogni ascesa corrisponde una caduta.
Quando Danny si lancia in un affare azzardato, i guai tornano a fargli visita, e tornano soprattutto i fantasmi del suo passato a Providence. Così l’Enea di Winslow è costretto a far ritorno a quella “città in fiamme” ormai irriconoscibile, per tornare a essere l’uomo spietato che era stato a Portland ai tempi della faida tra i Murphy e i Moretti; questa volta non per lealtà verso famiglie malavitose, ma per salvare tutto ciò che gli è caro, compreso suo figlio.
Il Danny Ryan di Città in rovine, ambientato alla fine degli anni Novanta, ricorda gli Stati Uniti di quel periodo: sembra vivere convinto che la sua prosperità non potrà far altro che aumentare, non ha paura di fare mosse azzardate, si sente inattaccabile e invincibile, al sicuro dietro le vetrate dei palazzi da sogno che ha fatto sorgere nel nulla del deserto del Nevada. Le crepe nell’impero di Danny sono le stesse crepe che si intravedono nel sogno americano a fine anni Novanta. e la degna fine di ogni eroe epico è il crollo della sua parabola, il compimento del suo destino.
Se Città in fiamme ci ha mostrato l’America provinciale e stanca della costa atlantica, abitata dalla piccola criminalità organizzata degli irlandesi e degli italiani, e Città di sogni ci ha accompagnato nel cuore pulsante dell’America reaganiana accecata dal miraggio della crescita senza fine, in Città in rovine ritroviamo entrambi i mondi in cui Danny Ryan ha dovuto vivere, sopravvivere e trionfare, entrambi segnati da una decadenza irrimediabile. Il vagabondaggio di Danny Ryan ricorda quello dell’autore che l’ha immaginato: Don Winslow è un uomo che ha fatto i lavori più disparati, dalla guida per i safari in Kenya al detective privato in California, e con questa trilogia sembra aver voluto omaggiare sia il mondo selvaggio e avventuroso che ci aspetta là fuori, sia la quiete della spiaggia di casa, sulle coste del Rhode Island. L’importante è saper far ritorno, se le circostanze della vita ce lo chiedono.
Anche il viaggio di Don Winslow, come quello di Danny Ryan, si conclude con Città in rovine: l’autore ha dichiarato che non pubblicherà altri libri, e si concentrerà sulle sue attività politiche e sociali per contestare e contrastare Donald Trump e l’ala più estremista dei conservatori americani: “I tempi in cui viviamo hanno richiesto da me una risposta diversa da quella che potrei dare in un romanzo”, ha dichiarato.“Volevo combattere. Non volevo scrivere un necrologio romanzesco sull’America che perde la democrazia”.
Ma è già enorme il contributo di Winslow alla letteratura americana e mondiale. Romanzo dopo romanzo ha costruito un immaginario così crudamente reale, eppure anche leggendario e epico, popolato da eroi tragici e imperi in rovina. Winslow ha così convinto i critici che il romanzo poliziesco può diventare uno strumento sorprendente per raccontare l’anima più oscura di un’intera nazione, e che spietati criminali possono mostrare lati di inaspettata umanità e diventare personaggi tragici come i grandi eroi dell’epica classica.