Madame Bovary e altre ossessioni: intervista a Antonella Lattanzi

Nel suo ultimo saggio intitolato Capire il cuore altrui, Antonella Lattanzi racconta il suo amore per il classico flaubertiano e la sua affinità con Emma Bovary: da sempre vista come vittima del desiderio, ma per lei eroina assoluta, esempio della forza e dell’autodeterminazione femminile.
Abbiamo chiesto a Antonella Lattanzi di raccontarci, in un’intervista esclusiva, il suo amore per Madame Bovary. Buona lettura!


Contro i bigotti e i moralisti che lo accusavano di oscenità, Flaubert gridò: “Madame Bovary c’est moi”. In quali aspetti credi che Emma somigli a Flaubert? E, soprattutto, cosa di Emma rivedi maggiormente in te stessa?

Non credo che Flaubert abbia mai veramente pronunciato la frase “Madame Bovary c’est moi”. Non ci sono attestazioni certe. Che questa sia una frase veramente pronunciata o meno, però, credo che ogni autore somigli in qualche modo al personaggio che racconta, ai personaggi che racconta. Penso quindi che in realtà Emma assomigli a Flaubert nel suo essere cervellotica, tumultuosa, nella sua insoddisfazione. Flaubert era uno scrittore continuamente insoddisfatto. Girava intorno alla frase per giorni e giorni, poi si esaltava, poi si distruggeva di nuovo. Non un vero piacere della scrittura, c’era un piacere del risultato raggiunto. E quindi appunto, come Emma, sempre desiderare qualcos’altro. Che poi è quello che accosta anche me a Madame Bovary. Io mi rivedo molto in Emma, perché Emma è una persona che pensa che tutti sappiano vivere meglio di lei, è una persona invidiosa che pensa che tutte le persone siano più felici di lei, che siano più magre di lei, che siano più belle di lei, che se andrà in quel posto sarà più felice, se sarà qualcos’altro da sé sarà più felice. Poi in realtà non riesce mai a trovare una felicità con se stessa. Però io mi rivedo anche molto in Charles, che è una persona che ha grande paura di farsi guardare negli occhi e guardare negli occhi la verità.

C’è un personaggio dei tuoi romanzi che ti sembra assomigliare più di tutti a Emma Bovary?

Forse qualcosa nella protagonista di Cose che non si raccontano, perché sono io, trasfigurata in un personaggio. Sicuramente ha di me la rabbia, anche la severità con se stessi. E probabilmente anche un po’ la Francesca di Questo giorno che incombe, che è una persona che si fa proprio invasare dal desiderio, così come Emma.

A un certo punto del libro racconti che Madame Bovary per te è stata un’epifania. Mentre leggevi questa storia di una donna adultera, strabordante di passione e istinto, temevi che la persona molto gelosa con cui stavi al tempo potesse infuriarsi, scoprendo che di quel romanzo ciò che amavi di più erano le sue storture. Possiamo dire che  Madame Bovary ti ha in un certo senso teso la mano e accompagnata fuori da una relazione tossica?

Possiamo dire che i libri ti salvano in qualche modo, ma non ti salvano mai definitivamente, perché come diceva Paolo Volponi, “ho capito che nessuno può arrivare in mio aiuto”. Ed è vero. Però è anche una consapevolezza che alla fine fa bene, perché sappiamo che ci dobbiamo salvare da noi stessi.
Sì, io ero in una relazione tossica con un ragazzo gelosissimo e talmente tanto geloso, talmente tanto violento, che a un certo punto ho cominciato a pensare che lui potesse leggere dentro la mia testa e capire i pensieri che io facevo prima ancora che io li facessi. Quindi ero terrorizzata anche perché appunto era gelosissimo: non aveva alcun motivo di esserlo, però qualsiasi cosa lo ingelosiva.
Io amavo i libri, leggevo spesso, lui non era d’accordo che io leggessi. A un certo punto comincio a leggere Madame Bovary, comincio a leggere di questa donna bugiarda, di questa donna fedifraga, di questa donna indipendente, di questa donna coraggiosa e comincio a pensare che il mio fidanzato leggerà nella mia testa e capirà cosa sto leggendo e mi punirà. E invece poi a un certo punto mi sono detta che mi importa, questa è la donna che mi salverà. Non ho lasciato il mio ragazzo subito, l’ho lasciato dopo un anno. Ma il mio allontanarmi da lui, il mio emanciparmi da lui è cominciato da lì, cioè dalla lettura di un libro su una donna meravigliosa e bugiarda. Che mi ha insegnato anche l’importanza delle bugie.

Perché secondo te, proprio Madame Bovary ha avuto questo potere su di te, in quel momento?

Madame Bovary ha avuto questo potere su di me in quel momento, così come Sotto il vulcano di Malcom Lowry ha avuto un grande potere su di me, così come L’arte della gioia di Goliarda Sapienza, o Violetta la timida di Giana Anguissola, o La storia infinita di Michael Ende: sono romanzi che hanno avuto e hanno un grande potere su di me. Perché io penso che nei libri è l’unico momento in cui siamo veramente sinceri, quando leggiamo siamo veramente sinceri perché non c’è nessun altro se non noi stessi che ci rispecchiamo e creiamo e facciamo aumentare, come se fosse un dolce che lievita, il libro mettendoci noi stessi. Quindi quel libro stava parlando a me.

Flaubert diceva che Madame Bovary è un romanzo scritto sul nulla, ma – come scrivi in ‘Capire il cuore altrui’ –  Madame Bovary è un romanzo dove si ritrova tutto. Quali altri libri ti sembrano altrettanto universali, eterni e complessi?

Alcuni tra questi libri li ho appena citati, altri, sono sicuramente Pastorale Americana di Philip Roth, Opinioni di un clown di Heinrich Böll, Una questione privata di Beppe Fenoglio, Il memoriale di Volponi, Anna Karenina di Tolstoj, Il maestro e Margherita di Bulgakov e tanti, tantissimi altri.