Quando i libri ti portano nell’Aldilà

Un viaggio letterario negli inferi a partire da La sposa fantasma  di Yangsze Choo  

È il 1893 e Malacca è un importante crocevia dell’Impero britannico: una città in cui si mescolano malesi, cinesi e inglesi; induisti, buddhisti, islamici e cristiani. L’Inghilterra però appare ai personaggi de La sposa fantasma come un’isola remota e fredda, lontana e irraggiungibile proprio come quella modernità che ancora tarda ad attraversare l’Oceano Indiano.

Le credenze popolari e i riti propiziatori, frutto di secoli di commistioni di tradizioni diversissime tra loro, sono quindi ancora radicate nella quotidianità: la presenza di una dimensione oltremondana, popolata di spiriti tormentati e creature demoniache, è un aspetto centrale. Per questo la tata di Li Lan, la protagonista de La sposa fantasma, è così preoccupata quando la ricca famiglia Lim propone alla ragazza di diventare la sposa del loro defunto figlio. Rifiutare potrebbe scatenare la furia del fantasma del pretendente; accettare, d’altro canto, significherebbe per Li Lan godersi gli agi della villa dei Lim, ma anche vivere in un lutto perpetuo, obbligata a piangere la morte di un uomo che non ha mai conosciuto.

Li Lan è ferma nella sua decisione di voler declinare la proposta, ma notte dopo notte il suo sonno diventa sempre più inquieto perché lo spirito del promesso sposo, il viziato Lim Tian Ching, inizia a farle visita per corteggiarla insistentemente in quel luogo mistico che si trova a metà tra il regno dei vivi e il regno dei morti: il Paese delle Ombre.

È lì che secondo il folklore malese l’anima dei vivi, chiamata semengat, fugge durante la notte, ed è lì che risiedono anche le anime dei morti: un mondo onirico, che corrisponde anche agli inferi, in cui si rischia di rimanere intrappolati e di impazzire.

Ma l’inferno in cui vengono trascinati lettori e lettrici insieme a Li Lan non somiglia a quello descritto da Dante e disegnato da Gustave Doré, ricorda piuttosto il castello incantato di Atlante dell’Orlando furioso, ma abitato da creature demoniache della cultura orientale: un paese di palazzi labirintici con stanze riempite di una luce abbacinante e surreale, banchetti con prelibatezze dai colori inquietanti, creature che improvvisamente mutano i loro sorrisi in ghigni demoniaci.

Tra il Paese delle Ombre e il mondo dei vivi i confini sono molto sfumati: è per questa ragione che Li Lan inizialmente non si rende nemmeno conto di aver abbandonato il proprio corpo dopo l’ennesima notte di incubi, e di trovarsi a vagabondandare insieme ai defunti per le strade che ha percorso fin da bambina. Momentaneamente intrappolata in questo limbo, dovrà trovare un modo per spezzare, prima che sia troppo tardi, il maleficio che la tiene separata dal suo corpo, per fuggire dai guardiani demoniaci del Paese delle Ombre e scoprire la verità dietro la morte dello sposo fantasma così da placare la sua anima.

La catabasi, ovvero il viaggio nel mondo dei morti, è il tema centrale nel romanzo di Yagsze Choo, autrice malese di origini cinesi, ma è anche un topos che attraversa le tradizioni letterarie di tutto il mondo, e che ancora oggi trova un pubblico decisamente ampio. Non è necessario leggere il IX libro dell’Odissea, il VI libro dell’Eneide o la Divina Commedia per fare un viaggio negli inferi, visto che anche l’avventura di Coco, raccontata nell’omonimo film della Pixar, è a tutti gli effetti una catabasi. Simile alla vicenda di Li Lan è anche quella raccontata da Hayao Miyazaki ne La città incantata, dove non troviamo defunti, ma lo stesso pericolo di rimanere bloccati in un mondo popolato da spiriti (e da un drago dalle intenzioni ambigue proprio come l’Er Lang de La sposa fantasma).

La cultura orientale e quella latinoamericana sono particolarmente ricche di storie incentrate sull’oltretomba: il mondo dei morti è quasi sovrapposto a quello dei vivi nei capolavori Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez e Pedro Paramo di Juan Rulfo, mentre in Dona Flòr e i suoi due mariti di Jorge Amado troviamo uno sposo fantasma che, proprio come nel romanzo di Yagsze Choo, tormenta la protagonista. Non è un caso che questi autori siano un punto di riferimento per Murakami Haruki, le cui storie sono ambientate a metà tra il nostro mondo e altre dimensioni oltremondane dai contorni sfumati, e sono popolate da presenze sovrannaturali e spiriti .

Il topos della catabasi è arrivato fino a noi anche grazie alla tradizione romantica e horror ottocentesca e novecentesca: le ghost stories diventano numerose nella letteratura inglese e americana dall’Ottocento in poi, mentre mondi onirici e passaggi per l’oltretomba sono spesso al centro dei racconti di H. P. Lovecraft, sia per quanto riguarda il ciclo di Cthulhu che per il meno noto I taccuini di Randolph Carter. E come non pensare, anche per via del recente adattamento televisivo, a L’incubo di Hill House di Shirley Jackson.

Forse l’esempio più noto e amato di catabasi è quello di Orfeo ed Euridice. La storia dei due amanti è stata raccontata da autori di secoli e culture diverse: da Ovidio e Virgilio fino a Cesare Pavese, Salman Rushdie e Italo Calvino.

A un primo sguardo un viaggio negli inferi come quello di Li Lan nel Paese delle Ombre può sembrare qualcosa di slegato dai temi di attualità, anche se già Dante con la Commedia o Cicerone con il passo del Somnium Scipionis nel De Re Publica ci hanno insegnato che non è necessariamente così. Infatti Choo utilizza questo espediente narrativo per raccontare un tema ancora oggi tristemente attuale come quello dei matrimoni combinati, che nel romanzo diventano una vera e propria maledizione.

Il mistero dell’oltretomba continua a raccontare il mondo che ci sta davanti agli occhi, e facendolo non smette di intrigare i viventi: forse perché ci affascina immaginare cosa c’è dopo la morte, o forse perché ci piace immaginare come siamo noi vivi quando veniamo guardati da chi vivo non è più.