Come il racconto di eroine che vengono dal mito e dalla storia plasma il racconto di noi nella contemporaneità
Il 392 d.C. è un tempo lontanissimo, di cui a stento possiamo immaginare i colori, i suoni, le abitudini quotidiane. È un tempo di cui abbiamo conoscenza attraverso i libri di scuola: ma i libri di scuola ci suggeriscono i collegamenti tra gli eventi, la concatenazione di cause ed effetti, il ripercuotersi di certe scelte sul dispiegamento del tempo. Ma come si può accedere a quella parte di storia che si configura come un sottoinsieme della Storia con la S maiuscola, a quella storia fatta di piccoli particolari, emozioni, turbamenti, narrazioni interiori? In soccorso della narrazione storica arriva allora il romanzo: terreno dell’interiorità oltre che della trama, il romanzo riesce a dare tridimensionalità a quelle figure che sui libri di storia potrebbero sembrarci piatte, tracciate con precisione ma senza ombre, senza increspature. La letteratura ci aiuta a pensare alle figure storiche come a delle persone, che proprio come noi (anche se in un modo completamente diverso) pensano, amano, soffrono, si interrogano.
Prendiamo per esempio un ritratto di Galla Placidia: imperatrice romana, figlia dell’imperatore Teodosio e della sua seconda moglie Galla. In una delle molte rappresentazioni figurative dell’imperatrice potremmo di sicuro scorgere, composta da centinaia di tessere di mosaico, una donna dai capelli corvini, il collo lungo, il naso dritto. Gli occhi, vicini, vagamente inespressivi. Dove guardano, cosa pensano, cosa desiderano? Il mosaico non sa dircelo: perché il mosaico è una traccia, una mappa stilizzata di un volto, una ricostruzione approssimativa che può farci intuire ma mai vedere davvero chi raffigura. Nel caso dell’imperatrice romana, arrivano le parole scritte da Luca Azzolini ad aiutarci a metterla a fuoco: una donna nobilissima nel titolo ma anche nell’animo, determinata a essere padrona della propria vita. I contorni della figura storica di Galla Placidia sfumano e la trasformano in una figura romanzesca. In questo modo l’imperatrice ricorda l’attitudine epica delle donne del mito e quella vittoriosa delle donne delle grandi narrazioni fantasy.
Fronteggiando le orde di uomini romani e visigoti, Galla Placidia sa far risuonare la sua voce conducendo dei discorsi che – per chi è appassionato del genere – non potranno che ricordare quelli tersi e sicuri pronunciati da Daenerys Targaryen, l’eroina protagonista della saga prima letteraria e poi seriale di Game of Thrones. E non è quindi una sorpresa rintracciare nei discorsi e nelle teorie degli appassionati del mondo inventato da George R.R. Martin una genealogia che mette in diretto collegamento il personaggio fittizio di Daenerys con quello reale di Galla Placidia. Ma quale versione di Galla Placidia è così potente da ispirare la costruzione di un personaggio epico? Non certo quella piatta, monodimensionale, restituita dai suoi ritratti sotto forma di mosaici: ma una figura già sfaccettata, dotata di una tridimensionalità che le è stata conferita dal racconto storico, oltre che dalla Storia in sé. Nella narrazione di Galla Placidia riecheggiano le caratteristiche che abbiamo imparato ad attribuire a grandi figure della mitologia antica: la passione e la determinazione di Medea, il coraggio e la ribellione di Antigone, la regalità e la compostezza di Cassandra. Leggendo il racconto che Luca Azzolini confeziona di Galla Placidia non è difficile riconoscersi nell’imperatrice romana: così come non è difficile sentirsi vicini e vicine alle figure mitologiche narrate e rinarrate dall’antichità fino ai tempi moderni, oppure ancora provare rispetto e rabbia verso personaggi epici che, pur abitando mondi fantastici, sembrano somigliare a figure storiche.
Che sia la distanza a causare questa distorsione percettiva? Tra noi lettori di adesso e la vita di Galla Placidia corrono più di millecinquecento anni: è un tunnel temporale che ha condotto il mondo da dov’era fino a dove è adesso, passando attraverso guerre, migrazioni, avvenimenti che hanno sconvolto l’ordine sociale, economico, politico del mondo; ma siamo arrivati fin qui non solo attraversando i grandi fatti ricordati sui libri di storia, ma anche attraversando tante piccole storie ordinarie e quotidiane, storie di gente che lotta per far valere le proprie idee, per affermare la propria visione del mondo, per lasciare che i propri ideali modellino la realtà circostante.
Se Galla Placidia potesse leggere ciascuna delle nostre storie, se in un rapporto temporale reciproco potesse immergersi negli amori, nelle passioni, nelle lotte di donne che oggi sono cresciute ascoltando le storie e i racconti di figure mitiche che hanno incarnato ideali e che sono diventate modelli: si riconoscerebbe in noi?