Ci sono Giordana e Dario; c’è un paese sull’appennino toscano, Sestola, in cui hanno deciso di trasferirsi. È inverno e la neve copre ogni cosa; fuori dalla finestra ci sono i bisbigli di una comunità che a prima vista sembra accogliente ma che si trincera dietro il pettegolezzo e la diffidenza. E poi ci sono dei segni inquietanti, delle presenze, delle visioni: si muovono nella notte, spaventano e fanno dubitare la coppia di essere ancora collegata al mondo.
E poi: ci sono Francesca e Massimo. C’è una casa nuova da abitare, un appartamento in un condominio a Giardino di Roma che affaccia su un cortile luminoso. La primavera è alle porte: i fiori che sbocciano, i colori che si riflettono sui muri del palazzo, la brezza ne sono presagi concreti. Ma dietro le porte, al di là dei muri che separano gli appartamenti, le persone parlano, le persone sospettano.
Cosa accomuna queste due coppie, protagoniste rispettivamente del romanzo di Barbara Petronio, Neve rossa, e di quello di Antonella Lattanzi, Questo giorno che incombe?
Alla base di tutto c’è un’assenza: quella del figlio di Giordana e Dario, rimasto vittima di un incidente d’auto sul vialetto di casa, e quella di Teresa, una bambina che vive nello stesso condominio di Francesca e Massimo, amica delle figlie della coppia, che scompare nel nulla. Queste due assenze inghiottono d’un tratto la lucidità dei personaggi del racconto: Dario è convinto di sentire voci che parlano con lui, Giordana è vittima di attacchi psicotici, Francesca non riesce più a distinguere la realtà dalla propria immaginazione, Massimo sembra dissolversi. Entrambi i romanzi mettono in scena il mistero e il modo in cui questo, entrando nella vita di una coppia, inizia a rosicchiare le relazioni dall’interno: come se la perdita di contatto con il mondo si ripercuotesse immediatamente nella perdita di contatto con l’altro, nella fiducia, nella consuetudine dell’incontro con il corpo di chi si ha a fianco. In entrambe le coppie questo sfaldamento fa nascere desideri per persone nuove e complicate da avere: che sia la terapeuta della propria moglie, o il misterioso vicino di casa.
Lattanzi e Petronio raccontano due storie in cui si sentono echi surreali. Se l’ambientazione di Questo giorno che incombe e le dinamiche tra i suoi personaggi rimandano immediatamente alle atmosfere di Rosemary Baby e alla claustrofobia delle narrazioni di Shirley Jackson, il paese sull’appennino toscano di Neve rossa evoca insieme le ambientazioni di Twin Peaks, i fantasmi di Les Revenants e la creazione di un immaginario fantastico italiano perseguita per esempio nella serie tv Curon.
Entrambe le scrittrici costruiscono due gialli che sconfinano nel fantastico attraverso uno smottamento del piano di realtà, che lascia intravedere sotto di sé una materia più sfuggente e misteriosa. Così le relazioni di coppia che hanno gettato le proprie fondamenta nel mondo reale devono fare i conti con il terremoto dell’onirico: il patto che è stato stretto in un universo che segue delle leggi razionali ha bisogno di essere ridiscusso in un mondo che viene invaso da voci e presenze.
In questa dinamica, le interferenze che si insinuano nei rapporti sono tanto reali quanto immaginifiche: hanno a che fare con il senso di colpa, con lo spaesamento, con i dubbi e le accuse che vengono sollevate da una sparizione, hanno a che fare con il desiderio di evasione da un’unità che sembra sfilacciarsi e scomporsi, con il desiderio di evasione e di libertà che si sente quando le pareti si restringono e le stanze diventano prigioni.