L’importanza di Marion Zimmer Bradley per le donne (e la letteratura fantasy)

Vent’anni fa, il 25 settembre 1999, moriva a 69 anni Marion Zimmer Bradley: scrittrice anticonformista, curatrice editoriale, accademica e glottoteta. Nel corso di una carriera iniziata alla fine degli Anni ’50 e snodatasi attraverso i decenni e i cambiamenti socio-culturali dell’Occidente, Bradley è stata un’autrice prolifica e coraggiosa, il cui contributo alle lotte femministe, alla battaglia per la parità di genere e alla crescita di una consapevolezza del ruolo sociale della donna è stato riscoperto nel tempo, per essere infine pienamente riconosciuto. Ma Bradley è stata anche una figura controversa: sposata in seconde nozze con un uomo finito in galera per abusi su minori – di cui, secondo le accuse, era al corrente – è stata lei stessa accusata dalla figlia di molestie sessuali, seppur 15 anni dopo la sua scomparsa. Quindi senza potersi difendere.

Non è semplice far coincidere queste vicende con l’importanza dell’autrice nella lotta per i diritti delle donne e nel favorire la divulgazione di un pensiero diverso, originale, in antitesi agli stereotipi di genere, invalsi persino in letteratura: il solo metodo che appare giusto è quello di separare l’artista dall’opera, e raccontare la seconda. E se la carriera di Marion Zimmer Bradley conta circa 60 romanzi, per lo più radicati nella cultura fantasy, a renderla celebre è stato il capolavoro del genere Le nebbie di Avalon, pubblicato per la prima volta in America nel 1983, arrivato in Italia nel 1986 e oggi infine riportato al suo originario splendore da un’edizione che recupera tutte le parti che erano state tagliate nella prima traduzione. 

Il romanzo è parte di un ciclo di sette libri in cui Bradley rilegge le vicende di Re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda da una prospettiva tutta al femminile che incorpora, sullo sfondo, il conflitto tra paganesimo e cristianesimo. Avalon è infatti un’isola mitologica, dimora di sacerdotesse e di druidi che venerano il culto della Dea Madre: in questa ambientazione la leggenda di Camelot viene riscritta utilizzando per la prima volta la prospettiva di Morgana, sorella di Artù, considerata storicamente la donna cattiva e caratterizzata da Bradley invece come detentrice di un antico sapere in pericolo, di cui solo le donne sono in possesso. Il ruolo del matriarcato, chiave di tutta la narrazione, torna nel secondo libro del ciclo La casa della foresta, nelle cui pagine si incontrano la cultura dei celti matriarcali e dei romani patriarcali, e si snoda nei volumi successivi, in cui le vicende delle sacerdotesse di Avalon si incrociano con la storia di Roma: La signora di Avalon, La sacerdotessa di Avalon e Le luci di Atlantide (inizialmente non legato al ciclo), e L’alba di Avalon, uscito postumo. 

Bradley sceglie per i suoi romanzi un registro popolare ma elevato, giocando con il genere fantasy  – all’epoca rappresentato soprattutto da J.R.R. Tolkien – ma cambiandone i canoni. «Con il nostro pensiero, noi creiamo giorno per giorno il mondo che ci circonda», è d’altronde una delle sue citazioni più celebri, e all’autrice americana l’operazione di riscrittura della storia, con l’obiettivo di fornirne nuove chiavi di lettura, è certamente riuscita. Né è stata limitata al solo ciclo arturiano: nel romanzo La torcia Bradley riscrive l’epica di Troia adottando la prospettiva di Cassandra, la principessa incompresa, e attribuendo alle guerriere delle Amazzoni un ruolo fondamentale. Ne Il giglio nero, scritto con Andre Norton e Julian May, le autrici descrivono con insolita contemporaneità la fatica di tre principesse alla ricerca della propria identità.

Il contributo di Bradley allo sviluppo e al ripensamento della letteratura fantasy si spinge infine oltre i romanzi, di grande successo. Coerentemente alla natura di attivista, l’autrice ha contribuito attivamente alla nascita di una subcultura di genere, divulgando fanzine, promuovendo nuove scrittrici e mettendole in contatto con autori già affermati: anche questo un modo per rimettere la figura femminile al centro.